sábado, 16 de abril de 2011

AD MVLTOS ANNOS, SANCTE PATER!


Vida Londa à Sua Santidade, o Papa Bento XVI!

Il Papa compie 84 anni
Gli auguri da tutto il mondo
Mimmo Muolo

«Sono nato il 16 aprile 1927, Sabato Santo, a Marktl sull’Inn. Fui bat­tezzato il mattino successivo alla mia nascita, con l’acqua benedetta della 'not­te pasquale', che allora veniva celebrata al mattino: l’essere il primo battezzato della nuo­va acqua era un importante segno premoni­tore».
Così, nelle prime pagine della sua au­tobiografia, scrive di se stesso Joseph Ratzin­ger. Quando il libro uscì, alla fine degli anni ’90, l’allora cardinale prefetto della Congregazio­ne della dottrina della Fede non avrebbe cer­tamente immaginato che un giorno non trop­po lontano a quel racconto si sarebbe aggiunto il capitolo dell’elezione a Pontefice avvenuta il 19 aprile 2005.
In pratica tre giorni dopo il suo 78° genetliaco, quasi un 'regalo' di com­pleanno, tanto prevedibile per gli osservatori esterni del Conclave (nel quale il porporato bavarese era già 'entrato Papa'), quanto i­natteso per lui stesso, che dopo gli anni tra­scorsi al fianco di Giovanni Paolo II già pre­gustava un futuro da tranquillo studioso del­l’amata teologia e si era preparato in Baviera una graziosa villetta in cui vivere e lavorare.
Oggi il Papa compie 84 anni, riceve messaggi di auguri da tutto il mondo (tra gli altri quelli della Regina Elisabetta e de L’Osservatore Ro­mano) e fra tre giorni si completerà il suo se­sto anno di pontificato. Così il «segno premo­nitore » appare ancora più significativo. Infat­ti, quel 19 aprile quando nella Cappella Sisti­na venne superato il quorum, Joseph Ratzinger rispose affermativamente al «seguimi» che attraverso il voto dei cardinali il Signore ora ri­volgeva a lui. Egli stesso, del resto, di quella parola aveva fatto pochi giorni prima il filo conduttore della bellissima omelia con cui al funerale di papa Wojtyla ne aveva ripercorso la vita. Come avrebbe potuto rifiutare? In pri­ma persona, del resto, aveva più volte ascol­tato quel «seguimi» nella sua vita e sempre a­veva risposto sì. Ad esempio a Pasqua del 1939 quando appena dodicenne era entrato in Se­minario (alla vigilia della seconda Guerra mondiale e in un contesto socialmente pe­sante, poiché i nazisti non perdevano occa­sione per manifestare la loro ostilità contro i cattolici: lui stesso vide come i nazisti una vol­ta colpirono il parroco prima della celebra­zione della Messa). O il 29 giugno 1951, quan­do fu ordinato sacerdote, dopo gli studi di fi­losofia e teologia nella Scuola superiore di fi­losofia e di teologia di Frisinga e nell’univer­sità di Monaco di Baviera. Proprio per seguire la sua vocazione teologi­ca, il giovane sacerdote continuò gli studi e nel 1953 divenne dottore in teologia con la te­si «Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di sant’Agostino». Quattro anni dopo ottenne l’abilitazione all’insegnamento con una dissertazione su

«La teologia della storia di san Bonaventura».
Con questi titoli acca­demici il professor Ratzinger insegnò a Fri­singa, quindi a Bonn dal 1959 al 1963; a Mün­ster dal 1963 al 1966 e a Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest’ultimo anno divenne cattedra­tico all’Università di Ratisbona, dove fu anche vicepresidente. Intanto, dal 1962 al 1965 ave­va dato un notevole contributo al Concilio Va­ticano II come «esperto» (assistette, infatti, il cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colo­nia). La nomina ad arcivescovo di Monaco e Fri­singa è del 1977 ad opera di Paolo VI, che lo creò anche cardinale, sempre nello stesso an­no. Sarà poi Giovanni Paolo II a chiamarlo al­la guida dell’ex

Sant’Uffizio il 25 novembre del 1981.
Da allora, come scrive lo stesso Papa nella sua autobiografia (il riferimento è al suo stemma e alla leggenda dell’orso di san Cor­biniano), «ho portato il mio bagaglio a Roma e ormai da diversi anni cammino con il mio carico per le strade della Città Eterna». Fino al 19 aprile 2005, infatti, non era raro vederlo at­traversare piazza San Pietro con la talare ne­ra, come un semplice prete. Da quel giorno gli itinerari lo portano spesso anche fuori Roma e in tutto il mondo. E il colore della veste è di­ventato bianco.

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